Il percorso delle torri

Poggio Renatico

Sulla strada tra Ferrara e Bologna, poco distante dal Reno sorge il comune di Poggio Renatico, il cui appellativo deriverebbe dal termine “podium”, ovvero un cumulo di terra artificiale emergente nelle valli.

Sin dall'alto Medioevo il territorio di Poggio Renatico, ancora caratterizzato da specchi palustri e boscaglie, venne fortificato dai bolognesi attraverso una discontinua linea di torri e castelli che consentiva il controllo esclusivo della pesca e del commercio fluviale, nonché la protezione dalle mire espansionistiche dei confinanti ferraresi.

Dal XIII secolo furono signori di Poggio i Lambertini, famiglia eminente nella storia di Bologna con le figure della Beata Imelda e di papa Benedetto XIV; per questo il paese è anche chiamato Poggio de’ Lambertini. Verso la metà del Cinquecento si verificarono contemporaneamente a Poggio e a Bologna dei fatti di sangue intimamente connessi e determinati dalle stesse cause. L’8 febbraio 1541 morì a Bologna, forse avvelenato, Cornelio Lambertini, signore di Poggio, e cinque giorni dopo stessa sorte toccò a sua madre, Maddalena. Dopo un anno venne ucciso con un archibugio Andreghetto Lambertini mentre, poco dopo, un certo Castron, uomo di fiducia della famiglia, si sottrasse miracolosamente a un altro attentato. Per quest’ultimo tentato omicidio, il 14 marzo 1542 a Bologna vennero decapitati tre ferraresi. Il mandante era forse Girolamo Borgia, degno figlio del Valentino, Cesare Borgia. Quattro anni dopo, nel 1546 Girolamo riuscì a uccidere con una pugnalata lo stesso Castron, presso la Porta San Giorgio di Ferrara. Malgrado i molti attentati, i Lambertini riuscirono a restare signori di Poggio Renatico.

Un tempo le poche case, per cercare protezione e difesa, erano addossate alle mura e agli archi del castello. Il vecchio castello, sede del comune fino al 2012, fu costruito già nel 1475 a opera di Egano Lambertini. Nel ‘500 le trasformazioni apportate dai Lambertini furono volte a ingentilire l'austera struttura di carattere difensivo e il castello divenne così un palazzo. La ricostruzione del 1584 ad opera dei conti Cornelio e Cesare Lambertini, per uso del governatore del feudo e della comunità di Poggio Renatico, è attestata da una lapide posta sotto la torre dell'attuale palazzo. Intorno al 1660 l'antico maniero venne pressoché rifatto. Gli elementi originali sono alcuni fregi decorativi con paesaggi campestri e scene di caccia. Il castello, come si presentava in passato, non viene mai descritto come un singolo edificio, ma come un complesso che contemplava l'affiancamento del palazzo, della chiesa e di una serie di piccoli edifici o casamenti di pertinenza. La più antica immagine ci viene tramandata da uno schizzo contenuto in un libro manoscritto di disegni del 1578, eseguiti da un autore anonimo. Il disegno "Poggio de S. C. Lambertini" mostra una serie di edifici accorpati con una torre centrale e un ponte levatoio d'accesso. Sul lato destro della torre si erge la chiesa di foggia romanica e una serie di edifici più bassi a essa addossati. Sul lato sinistro si possono vedere i resti di una seconda torre, che porta tracce di una finestra ad arco acuto: il solo ordine di finestre evidenzia l'esistenza di un unico piano, mentre le feritoie, poste lungo il basamento, indicano la presenza di piani di servizio, che all'epoca costituivano il piano terra, mentre oggi ne sono il seminterrato.

La torre centrale dell'Orologio, appare di maggiori dimensioni rispetto all'attuale, a filo di facciata con un avancampo più basso che la circonda, munita di merlatura e di un accesso con ponte levatoio. Un percorso in muratura, pure merlato, congiungeva il castello a un rivellino con ponte levatoio che immetteva sulla strada. Il tutto circondato da un fossato. Un terzo piccolo ponte di legno immetteva in quello che doveva essere l'orto. La costruzione, alta 25 metri, si sviluppa su quattro piani e un tempo era sede delle prigioni del castello. Il terremoto che colpì l’Emilia nel maggio 2012 fece crollare la Torre che oggi è parzialmente ricostruita in acciaio per ospitare l’antico orologio.

La vicina Torre Fornasini, detta anche del Poggio o dell’Ortolano, risale al XIII secolo, quando aveva per la famiglia Lambertini funzione di avvistamento dei nemici. La sua proprietà fu acquisita diversi secoli dopo da un'altra casata a cui la storia di Poggio Renatico è indissolubilmente legata: quella dei Fornasini. Nel 1963, durante alcuni lavori di restauro resisi necessari per i danni recati alla struttura da un fulmine, l'allora proprietario Carlo Francesco Fornasini rinvenne entro le nicchie esterne della struttura interessanti affreschi rinascimentali: staccati e restaurati, oggi si ammirano nella Pinacoteca nazionale di Ferrara e sono attribuiti al secolo XVI di mano di Amico Aspertini o del Mazzolino. Nel palazzo rossettiano di Ferrara si possono ammirare sei immagini, oggetto nel 1964 di opere di restauro e consolidamento per il cattivo stato di conservazione: la musa Urania e la Speranza; un gruppo di tre soggetti; due persone con una scimmia accanto a un camino acceso; quattro individui con un gufo; una scena che resta invece indecifrabile: del tutto misterioso è il significato dei frammenti con gruppi di più figure, connotati apparentemente da oscuri rimandi letterari e negromantici. Rimane difficile determinare l'entità del ciclo, che dovette essere più cospicuo: la figura di Urania postula infatti la presenza delle altre Muse, così come è possibile che alla Speranza si affiancassero le altre Virtù. L'assenza di rilevazioni al momento del distacco degli affreschi impedisce inoltre di determinarne l'originario posizionamento e la primitiva funzione. L'attribuzione degli affreschi ad Amico Aspertini, lungamente discussa da eminenti studiosi, confermerebbe il rilievo assunto dai signori Lambertini nel ‘500: Cornelio Lambertini, eletto senatore da Giulio II nel 1506 e nominato conte del Poggio dallo stesso pontefice nel 1510, aveva chiamato al suo servizio una delle più importanti personalità della cultura padana dell'epoca.

Lontano dal Castello e in prossimità dell’attuale cimitero, sorge una pregevole chiesa romanica, elevata ad abbazia nel 1664 e dedicata a San Michele Arcangelo, poi sconsacrata. L'aspetto primitivo dell'edificio è testimoniato da uno schizzo del 1578 attribuito a Egnazio Danti. Il disegno fa parte di un manoscritto della raccolta Gozzadini, conservato alla Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna, e recentemente pubblicato. Nel 1592 l'edificio fu pressoché ricostruito e assunse dimensioni imponenti, con un volume quasi raddoppiato: mantenne tuttavia l'originario stile romanico.

Poggio Renatico, Torre Fornasini

 


 

Coronella

Il nome di Coronella ricorda vecchie vicende di terre paludose. Tra il 1526 e il 1604 il paese succedette all’antica Torre del Fondo posta dai ferraresi sul canale navigabile per Bologna.

Il luogo in quel tempo fu da Ercole I d’Este incluso nella bonifica della Sammartina entro l’argine circondario, o coronella, che da Porotto, costeggiando il Ladino, si portava alla Torre del Fondo, dove si accostava alla Torre dell’Uccellino a San Martino e raggiungeva Marrara. La famiglia dei Pasqualetti che aveva vasti possedimenti nella zona, vi eresse nell’anno 1500 una chiesa dedicata allo Spirito Santo. Alla metà del XVII secolo il paese fu raso al suolo dalla furia di un’alluvione. Quando nel 1767 il Reno fu inalveato nel Cavo Benedettino il paese risorse in terreno asciutto.

 


 

Uccellino

La località di Uccellino si trova lungo la strada nazionale, al bivio di Poggio Renatico. In questo punto domina il panorama la Torre dell’Uccellino, situata in origine lungo un'importante via di collegamento fra i territori di Bologna e di Ferrara. La torre è l’avanzo di un antico castello costruito dai bolognesi nel 1242 e il suo nome deriva da un falco da caccia scolpito in una lapide. Però, stando al Franceschini, nelle cronache bolognesi del tempo il luogo si chiamava Ocellino prima della costruzione della torre e pare corrispondere al luogo Ogianello della pseudo bolla vitaliana, al confine col Bolognese, fra Malalbergo e Madonna dei Boschi. Un documento dell’archivio Hedri testimonia che il giorno 30 maggio 1837 vennero eseguiti degli scavi presso la Torre Uccellino e vennero rinvenute le fondamenta dell’antico castello.

La sua struttura ricorda le più famose torri bolognesi: pochi fori nel paramento murario in cotto a vista, rastrematura nella parte mediana e coronamento a merlatura guelfa. La sua mole massiccia testimonia le ragioni difensive della sua edificazione, tanto che la Torre durante i secoli subì assalti e invasioni.

La Torre fu donata dal pontefice a Galeazzo Marescotti de’ Calvi, membro di un'antica famiglia bolognese di fede ghibellina e uomo di lettere, di governo e d’armi. Galeazzo Marescotti era riuscito nel 1443 a liberare Annibale I Bentivoglio rinchiuso nel castello di Varano (vicino Parma) da Niccolò Piccinino, signore messo a capo della città dai Visconti. Tornato a Bologna in segreto, Annibale Bentivoglio si mise a capo di una rivolta di tutte le maggiori famiglie bolognesi, diretta a cacciare Piccinino. I bolognesi riuscirono a cacciare Piccinino e le truppe dei Visconti milanesi e nel 1445 elessero Annibale signore della città. Galeazzo Marescotti, artefice della potenza bentivolesca in Bologna, fu mal ripagato poiché, quasi novantenne, vide uccisi nipoti e figli per mano di un discendente di Annibale. Ad Annibale succedette il figlio Giovanni II Bentivoglio che divenne signore di Bologna nel 1464. Il figlio minore di Giovanni II, Hermes, su ordine del padre, fece uccidere alcuni componenti dei Marescotti, divenuta famiglia rivale dei Bentivoglio e organizzatrice di un complotto volto a consegnarli a Cesare Borgia. Dopo una strage per le strade di Bologna, Hermes con una schiera di armati si incamminò sulla strada ferrarese fino a raggiungere la Torre dell’Uccellino. Due giovani nipoti di Galeazzo, Antenore e Mariscoto, si erano rifugiati nella torre per sfuggire alla furia sanguinaria dell'eccidio, il 3 maggio 1501. Hermes, giunto con la brigata sulla porta, chiamò ripetutamente i due fratelli offrendo pace e concordia di tutti i cittadini bolognesi. La promessa di pace e perdono toccò il cuore dei fanciulli che decisero di uscire dal portello della torre. Pochi istanti dopo, quello più vicino a Hermes cadde a terra con la gola forata da un colpo di stocco (spada). L’altro, corso a sorreggere il fratello, venne immediatamente ucciso. Hermes, seguito dai suoi e con l’arma ancora in pugno, riprese la strada verso Bologna.

Il presidio cominciò a perdere la sua importanza quando Alfonso d'Este, incurante delle proteste dei bolognesi, approfittò della campagna per ricavarne bronzo per i suoi cannoni (nella stessa fonderia ‘si sciolse' anche la statua di Giulio II, già modellata e fusa da Michelangelo, meno la testa, scomparsa nei sotterranei del Castello Estense). L’Uccellino perdette tutta la sua importanza anche perché la bonifica delle terre permetteva di raggiungere direttamente Poggio attraverso Chiesuol del Fosso, senza fare il giro per Torre Fossa e San Martino.

Dal "Diario Ferrarese" del gennaio 1499 ci viene una eloquente testimonianza storica: “vennero da Bologna per l’Occellino quattro fanti. Come furono al confine uno di loro quattro levò la runcha e taglio il collo agli altri tre e tolse loro i denari che avevano addosso e ritornò verso Bologna”.

Poggio Renatico, Torre dell'Uccellino

 


 

San Martino

Proseguendo verso Ferrara si trova la delegazione comunale di San Martino. Il luogo è costituito da dossi in mezzo a vaste valli e paludi e si trova in una buona posizione tra il territorio ferrarese e quello bolognese. Per questo motivo fu oggetto di attenzioni particolari anche da parte della curia vescovile e degli Estensi. Ercole I d’Este, in una lettera al giudice dei Savi, scrisse: “Nel 1494 passato, facessimo dare principio alla bonificazione delle terre incolte e paludose della San Martina.”. 

Per i dossi di San Martino e dell’Uccellino, avanzi di antichi alvei smarriti, passava la sola via di terra per Bologna, perdutasi nel secolo XVII. E’ comprensibile come il paese, essendo sull’unica via di terra tra Ferrara e Bologna, fosse esposto a incursioni e rapine. Nel 1242 i bolognesi erano riusciti a fortificarsi sui loro confini, costruendo il Castello dell’Uccellino, di cui ancora rimane la torre. Il forte venne poi assalito e danneggiato dai ferraresi, tanto che nel 1303 dovette essere restaurato. Premeva ai bolognesi tener saldo il transito per Ferrara e sicura la riscossione del dazio di passaggio e si ritenne che essi non rinunciassero a impossessarsi temporaneamente della Torre del Fondo e di quella della Pontonara. Tuttavia, già nel 1310 i fortilizi erano stati riconsegnati ai ferraresi e la Torre del Fondo, che esiste tuttora, fu trasformata in casa di abitazione nei pressi di Coronella.Riguardo alla Torre della Pontonara si ritiene sia esistita tra la chiesa di San Martino e la Torre della Fossa, di fronte all’argine della Sammartina, presso quello che era il canale navigabile tra Bologna e Ferrara.

Nel 1391 il marchese Alberto d’Este intraprese un viaggio verso Roma. Nel ritorno, proprio arrivando alla Torre della Pontonara di San Martino, si vide venire incontro il popolo ferrarese festante. Alberto recava esenzioni e privilegi papali ma soprattutto portava la bolla che istitutiva l’Università di Ferrara, chiamata allora “Studio generale”. 

 


 

Torre della Fossa

Torre della Fossa esisteva già nel XIII secolo, lungo la strada bassa costruita sull’argine destro del Po Morto di Primaro. L’Ariosto lo ricorda nell’Orlando Furioso come una buona borgata con chiesa, osteria e qualche magazzino. Deriva il suo nome dall’antica torre che si innalzava all’imboccatura della fossa di navigazione fra Bologna e Ferrara, sul Po di Primaro. Uno scavo del 1837 scoprì le fondamenta della Torre della Fossa insieme ad altri locali dell’antico castello

Nei tempi antichi, per raggiungere da Ferrara le città vicine era più agevole andare per acqua che per terra. La fossa partiva dalla torre sul Primaro e bagnava San Martino, il Buttifrè di Montalbano, dove si divideva in due rami di Montalbano e del Poggio, entrambi diretti a Bologna. Quindi Torre Fossa era luogo di convegno e stazione d’imbarco e sbarco. Grandi personaggi, ricordati dalla storia, transitarono o si incontrarono a Torre della Fossa.

Qui, re Federico III si imbarcò il 24 febbraio 1452 con la sua magnifica corte per il viaggio a Roma, dove fu incoronato imperatore da papa Nicolò V. E al suo ritorno, il 10 maggio 1452, qui venne ricevuto dal marchese Borso d’Este, nominato duca di Modena e Reggio dal nuovo imperatore.

Un incontro memorabile avvenne a Torre della Fossa il 1° febbraio 1502, quando arrivò per nave, accompagnata da una numerosa corte, Lucrezia Borgia proveniente da Roma per raggiungere il duca Alfonso d’Este che aveva già sposato per procura. La sposa sbarcò dalla nave sulla sponda del canale e baciò la mano al duca che la baciò a sua volta cordialmente. Rimontò poi sul sontuoso bucintoro estense (galea di stato) diretto a Ferrara, mentre un gran numero di cortigiani estensi e gentiluomini l’accompagnava cavalcando sugli argini. La sera Lucrezia Borgia albergò nel palazzo di Alberto d’Este nel Borgo di San Luca, sull’altra riva del Po, di fronte alla Porta San Paolo, oggi chiamata Porta Paola. Il giorno seguente, alle 14 del pomeriggio, la sposa attraversò il ponte di Castel Tedaldo ed entrò in città.

Lungo la strada di Ferrara, oltre la chiesa, sorge la bella casa Ferialda, a piano rialzato, prima Barillari, ora di proprietà Arzenton, con scalea frontale sul fare del XVII secolo.

 


 

Ferrara

Ferrara i luoghi legati all’itinerario delle Torri sono:

Baluardo dell’Amore

Innestato lungo la cortina muraria fatta costruire dal duca Borso d'Este alla metà del XV secolo. L'odierno Baluardo dell'Amore dalla tipica forma ad "asso di picche" (con profondi fianchi rientranti) venne realizzato in realtà oltre un secolo dopo: fu Alfonso II d'Este, infatti a promuovere tra il 1578 e il 1585 un'ingente opera di potenziamento difensivo delle fortificazioni meridionali a ridosso del Po, grazie ai progetti di ingegneri e di tecnici militari quali Cornelio Bentivoglio, Marcantonio Pasi, Giulio Thiene e Giovanni Battista Aleotti.

Sottomura Est e degli Angeli

Nelle mura si riconoscono tutte le tecniche difensive del '400 e del '500: porte storiche, baluardi, torrioni, fuciliere e cannoniere. Il tratto di mura ad oriente fu concepito da Alfonso I d'Este all'inizio del '500, mentre quelle meridionali si caratterizzano per quattro imponenti baluardi ad "asso di picche", costruiti per volere di Alfonso II fra il 1575 e il 1585.

Ferrara, mura

 

Palazzo dei DiamantiPinacoteca Nazionale

Fondata nel 1836, la Pinacoteca fu la prima raccolta pubblica di dipinti ferraresi ideata per porre un freno alla dispersione del patrimonio artistico locale, costituendo un museo moderno in cui conservare e promuovere la cultura e l'arte ferraresi. Qui si conservano gli affreschi rinascimentali staccati e restaurati della Torre Fornasini di Poggio Renatico, attribuiti al secolo XVI di mano di Amico Aspertini o del Mazzolino.

 

Ferrara, Palazzo dei Diamanti

Ferrara, Palazzo dei Diamanti

 

Castello Estense

L'origine architettonica del Castello di Ferrara risiede in un'antica torre di avvistamento già esistente all'inizio del XIII secolo ed inserita lungo la cinta muraria difensiva che allora delimitava la città medievale verso nord, accanto alla Porta dei Leoni. Le caratteristiche architettoniche di questa massiccia torre erano molto semplici: aveva pianta quadrata ed era costruita in mattoni. Ogni piano interno consisteva in un solo ambiente ed i solai erano sorretti da volte a botte in muratura. All'esterno le pareti si presentavano con una zoccolatura rastremata e piccole finestre incorniciate in pietra, protette da inferriate. Le merlature erano direttamente appoggiate sui muri perimetrali; la copertura era a quattro falde in coppi di laterizio su struttura portante a vari ordini in legno. Gli Estensi, a metà del Trecento, erano proprietari di un ampio quartiere che giungeva sino alle mura ed in quegli anni intervennero sulla Torre di avvistamento trasformandola in una Rocca possente a maggior difesa della Porta dei Leoni, delle loro proprietà e del loro potere. L'architetto Bartolino da Novara progettò nel 1385 la fortezza partendo dalla preesistente Rocca dei Leoni e la unì a tre nuove torri. Esse vennero disposte a quadrilatero e unite tra di loro da corpi di fabbrica più bassi che racchiudevano un cortile interno. Per circa settant'anni l'aspetto dell'edificio rimase immutato così come la sua funzione strettamente militare, sede delle milizie estensi e di umide e tetre prigioni. Già a partire dal 1450, sotto il marchese Borso d'Este, alcune sale erano state utilizzate a scopo abitativo e d'ufficio. Sotto il ducato di Ercole I, a partire da 1479, la duchessa Eleonora d’Aragona trasferì la propria corte definitivamente in Castello. Il cambiamento a residenza di alcune parti del piano primo comportò ulteriori modifiche al Castello che gradualmente assunse sempre di più le forme di un palazzo di corte. Dal 1492, con la realizzazione dell'Addizione Erculea, si trovò al centro della città, cerniera ideale e stilistica tra i quartieri medievali e quelli rinascimentali. E' di questo periodo l'abbattimento della famosa Porta dei Leoni e delle mura ad essa collegate in vista del nuovo sviluppo urbano di Ferrara. Nei primi anni del '500, sotto il ducato di Alfonso I, continuarono i lavori di adattamento del Castello di S. Michele che ormai acquistava sempre più un'immagine di residenza nobiliare adibita alla vita di corte. Le trasformazioni ducali avvennero solo ai piani superiori dell'edificio, mentre quelli inferiori continuarono a ricoprire un ruolo strettamente difensivo del palazzo.

Ferrara, Castello Estense

Ferrara, Castello Estense

 

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Ultimo aggiornamento 24/07/2023
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