Il viaggio di Lucrezia Borgia

Malalbergo

Iniziamo con il comune di Malalbergo, già in provincia di Bologna. In questo punto, il confine tra le due province è scandito dal corso del fiume Reno. A Malalbergo si verificò un episodio legato alla vita di Lucrezia Borgia.

Lucrezia Borgia, figlia di papa Alessandro VI, andò in sposa al duca Alfonso d’Este nel 1502. Le loro nozze erano state celebrate per procura a Roma con sfarzo immenso: corse al palio, cacce al toro, lotte atletiche, cavalcate trionfali, giostre, commedie, balli, sontuosi banchetti. Un magnifico corteo di circa un migliaio di persone partì da Roma il 6 gennaio, attraversò l’Umbria e le Romagne, lietamente accolto dai Baglioni di Perugia, dai Montefeltro di Urbino, dai Bentivoglio di Bologna, e giunse alla fine del mese in vista della capitale del ducato estense, dove Ercole I, duca di Ferrara, aveva preparato un ricevimento di un fasto straordinario.

Il primo febbraio, a Malalbergo, Lucrezia Borgia incontrò la cognata Isabella marchesa di Mantova e, insieme, ripresero il viaggio verso Ferrara, questa volta in barca.  Purtroppo, il tragitto percorso in barca da Lucrezia Borgia e Isabella di Mantova è sconosciuto e quasi sicuramente cancellato dal tempo. Infatti, sia i canali navigabili che il corso del Reno hanno subìto sconvolgimenti considerevoli nel corso del tempo: le ripetute rotture degli argini del Reno e del Po nel ‘500, l’apertura e chiusura di diversi cavi e canali artificiali ad opera dei Lambertini e dei veneziani nel ‘700, insieme alle vaste bonifiche del ferrarese nel corso dei secoli, hanno alterato per sempre gli antichi tracciati dei canali navigabili del tempo di Lucrezia Borgia.

 

Campagne ferraresi


 

Gallo

A 14 km da Ferrara, subito dopo Malalbergo, si trova Gallo. Alcuni studiosi propongono la derivazione del nome Gallo dall’ambiente fisico, rilevando come il toponimo abbia diffusione europea nel significato generico di “bosco”. Infatti, il paese sorge dov’era un antico dosso boscoso fra profonde buche, costeggiante il canale navigabile di Malalbergo.

Nella seconda metà del XVII secolo il marchese Alessandro Cervelli, amministratore dei beni allodiali Estensi della Sammartina, volle tentare di porre riparo agli impaludamenti, estesi fino alle porte di Ferrara e fece volgere, dopo grandi lavori di sterro, uno dei rami del Reno nella depressione del Gallo. L’invaso fu detto Riazzo del Gallo che con le sue torbide, le sedimentazioni e il passare degli anni, mutò profondamente la configurazione del suolo. Ancora oggi è ben visibile andando verso Bologna, sulla sinistra della strada Porrettana fin oltre Montalbano, l’avvallamento dell’antico Riazzo del Gallo.

Il piccolo borgo subì alti e bassi in seguito al variare dei corsi d’acqua e delle rotte, al variare delle strade e dei mezzi di comunicazione. Restò abbandonato e privo delle risorse che pur gli venivano dal grosso centro di Malalbergo dal quale era sorto. Nel Settecento queste due località furono separate dai maestosi argini del Reno.

A sfondo della piazza di Gallo, dal 1712 sorge la modesta chiesa dedicata a Santa Caterina de’ Vegri. È oggi l’unica chiesa della provincia di Ferrara di cui sia patrona questa Santa, nata da nobile famiglia ferrarese, vissuta nel monastero del Corpus Domini di Ferrara e poi a Bologna dove, nel 1463, fondò un altro monastero omonimo.

 



 

Uccellino

La località di Uccellino si trova lungo la strada nazionale, al bivio di Poggio Renatico. In questo punto domina il panorama la Torre dell’Uccellino, situata in origine lungo un'importante via di collegamento fra i territori di Bologna e di Ferrara. La torre è l’avanzo di un antico castello costruito dai bolognesi nel 1242 e il suo nome deriva da un falco da caccia scolpito in una lapide. Però, stando al Franceschini, nelle cronache bolognesi del tempo il luogo si chiamava Ocellino prima della costruzione della torre e pare corrispondere al luogo Ogianello della pseudo bolla vitaliana, al confine col Bolognese, fra Malalbergo e Madonna dei Boschi. Un documento dell’archivio Hedri testimonia che il giorno 30 maggio 1837 vennero eseguiti degli scavi presso la Torre Uccellino e vennero rinvenute le fondamenta dell’antico castello.

La sua struttura ricorda le più famose torri bolognesi: pochi fori nel paramento murario in cotto a vista, rastrematura nella parte mediana e coronamento a merlatura guelfa. La sua mole massiccia testimonia le ragioni difensive della sua edificazione, tanto che la Torre durante i secoli subì assalti e invasioni.

La Torre fu donata dal pontefice a Galeazzo Marescotti de’ Calvi, membro di un'antica famiglia bolognese di fede ghibellina e uomo di lettere, di governo e d’armi. Galeazzo Marescotti era riuscito nel 1443 a liberare Annibale I Bentivoglio rinchiuso nel castello di Varano (vicino Parma) da Niccolò Piccinino, signore messo a capo della città dai Visconti. Tornato a Bologna in segreto, Annibale Bentivoglio si mise a capo di una rivolta di tutte le maggiori famiglie bolognesi, diretta a cacciare Piccinino. I bolognesi riuscirono a cacciare Piccinino e le truppe dei Visconti milanesi e nel 1445 elessero Annibale signore della città. Galeazzo Marescotti, artefice della potenza bentivolesca in Bologna, fu mal ripagato poiché, quasi novantenne, vide uccisi nipoti e figli per mano di un discendente di Annibale. Ad Annibale succedette il figlio Giovanni II Bentivoglio che divenne signore di Bologna nel 1464. Il figlio minore di Giovanni II, Hermes, su ordine del padre, fece uccidere alcuni componenti dei Marescotti, divenuta famiglia rivale dei Bentivoglio e organizzatrice di un complotto volto a consegnarli a Cesare Borgia. Dopo una strage per le strade di Bologna, Hermes con una schiera di armati si incamminò sulla strada ferrarese fino a raggiungere la Torre dell’Uccellino. Due giovani nipoti di Galeazzo, Antenore e Mariscoto, si erano rifugiati nella torre per sfuggire alla furia sanguinaria dell'eccidio, il 3 maggio 1501. Hermes, giunto con la brigata sulla porta, chiamò ripetutamente i due fratelli offrendo pace e concordia di tutti i cittadini bolognesi. La promessa di pace e perdono toccò il cuore dei fanciulli che decisero di uscire dal portello della torre. Pochi istanti dopo, quello più vicino a Hermes cadde a terra con la gola forata da un colpo di stocco (spada). L’altro, corso a sorreggere il fratello, venne immediatamente ucciso. Hermes, seguito dai suoi e con l’arma ancora in pugno, riprese la strada verso Bologna.

Il presidio cominciò a perdere la sua importanza quando Alfonso d'Este, incurante delle proteste dei bolognesi, approfittò della campagna per ricavarne bronzo per i suoi cannoni (nella stessa fonderia ‘si sciolse' anche la statua di Giulio II, già modellata e fusa da Michelangelo, meno la testa, scomparsa nei sotterranei del Castello Estense). L’Uccellino perdette tutta la sua importanza anche perché la bonifica delle terre permetteva di raggiungere direttamente Poggio attraverso Chiesuol del Fosso, senza fare il giro per Torre Fossa e San Martino.

Dal "Diario Ferrarese" del gennaio 1499 ci viene una eloquente testimonianza storica: “vennero da Bologna per l’Occellino quattro fanti. Come furono al confine uno di loro quattro levò la runcha e taglio il collo agli altri tre e tolse loro i denari che avevano addosso e ritornò verso Bologna”.

 

Poggio Renatico, Torre dell'Uccellino



 San Martino

Proseguendo verso Ferrara si trova la delegazione comunale di San Martino. Il luogo è costituito da dossi in mezzo a vaste valli e paludi e si trova in una buona posizione tra il territorio ferrarese e quello bolognese. Per questo motivo fu oggetto di attenzioni particolari anche da parte della curia vescovile e degli Estensi. Ercole I d’Este, in una lettera al giudice dei Savi, scrisse: “Nel 1494 passato, facessimo dare principio alla bonificazione delle terre incolte e paludose della San Martina.”. 

Per i dossi di San Martino e dell’Uccellino, avanzi di antichi alvei smarriti, passava la sola via di terra per Bologna, perdutasi nel secolo XVII. E’ comprensibile come il paese, essendo sull’unica via di terra tra Ferrara e Bologna, fosse esposto a incursioni e rapine. Nel 1242 i bolognesi erano riusciti a fortificarsi sui loro confini, costruendo il Castello dell’Uccellino, di cui ancora rimane la torre. Il forte venne poi assalito e danneggiato dai ferraresi, tanto che nel 1303 dovette essere restaurato. Premeva ai bolognesi tener saldo il transito per Ferrara e sicura la riscossione del dazio di passaggio e si ritenne che essi non rinunciassero a impossessarsi temporaneamente della Torre del Fondo e di quella della Pontonara. Tuttavia, già nel 1310 i fortilizi erano stati riconsegnati ai ferraresi e la Torre del Fondo, che esiste tuttora, fu trasformata in casa di abitazione nei pressi di Coronella.Riguardo alla Torre della Pontonara si ritiene sia esistita tra la chiesa di San Martino e la Torre della Fossa, di fronte all’argine della Sammartina, presso quello che era il canale navigabile tra Bologna e Ferrara.

Nel 1391 il marchese Alberto d’Este intraprese un viaggio verso Roma. Nel ritorno, proprio arrivando alla Torre della Pontonara di San Martino, si vide venire incontro il popolo ferrarese festante. Alberto recava esenzioni e privilegi papali ma soprattutto portava la bolla che istitutiva l’Università di Ferrara, chiamata allora “Studio generale”. 

 


 

Torre della Fossa

Torre della Fossa esisteva già nel XIII secolo, lungo la strada bassa costruita sull’argine destro del Po Morto di Primaro. L’Ariosto lo ricorda nell’Orlando Furioso come una buona borgata con chiesa, osteria e qualche magazzino. Deriva il suo nome dall’antica torre che si innalzava all’imboccatura della fossa di navigazione fra Bologna e Ferrara, sul Po di Primaro. Uno scavo del 1837 scoprì le fondamenta della Torre della Fossa insieme ad altri locali dell’antico castello

Nei tempi antichi, per raggiungere da Ferrara le città vicine era più agevole andare per acqua che per terra. La fossa partiva dalla torre sul Primaro e bagnava San Martino, il Buttifrè di Montalbano, dove si divideva in due rami di Montalbano e del Poggio, entrambi diretti a Bologna. Quindi Torre Fossa era utilizzata come stazione d’imbarco e sbarco. Grandi personaggi, ricordati dalla storia, transitarono o si incontrarono a Torre della Fossa.

Qui, re Federico III si imbarcò il 24 febbraio 1452 con la sua magnifica corte per il viaggio a Roma, dove fu incoronato imperatore da papa Nicolò V. E al suo ritorno, il 10 maggio 1452, qui venne ricevuto dal marchese Borso d’Este, nominato duca di Modena e Reggio dal nuovo imperatore.

Un incontro memorabile avvenne a Torre della Fossa il 1° febbraio 1502, quando arrivò per nave, accompagnata da una numerosa corte, Lucrezia Borgia proveniente da Roma per raggiungere il duca Alfonso d’Este che aveva già sposato per procura. La sposa sbarcò dalla nave sulla sponda del canale e baciò la mano al duca, il quale ricambiò cordialmente. Rimontò poi sul sontuoso bucintoro estense (galea di stato) diretto a Ferrara, mentre un gran numero di cortigiani estensi e gentiluomini l’accompagnava cavalcando sugli argini. La sera Lucrezia Borgia albergò nel palazzo di Alberto d’Este nel Borgo di San Luca, sull’altra riva del Po, di fronte alla Porta San Paolo, oggi chiamata Porta Paola. Il giorno seguente, alle 14 del pomeriggio, la sposa attraversò il ponte di Castel Tedaldo ed entrò in città.

Lungo la strada di Ferrara, oltre la chiesa, sorge la casa Ferialda, a piano rialzato, prima Barillari, ora di proprietà Arzenton, con scalea frontale sul fare del XVII secolo.

 


 

Ferrara

A Ferrara i luoghi legati alla vita di Lucrezia Borgia sono i seguenti:

Castello Estense, Largo Castello

Al castello, sede della corte ducale, Lucrezia ha abitato con il marito Alfonso I d'Este per 17 anni.

Ercole I regnò dal 1471 al 1505. Durante il ducato di Ercole si eseguirono nuovi ed importanti lavori di decorazione al Castello, sia in esterno che in interno, ma soprattutto si realizzarono significativi ampliamenti e trasformazioni lungo la direttrice che dal vecchio palazzo giungeva alle sale vicine alla Torre dei Leoni. Alla sua lungimiranza dobbiamo il grande ampliamento delle mura cittadine, la cosiddetta Addizione Erculea, che, commissionata al grande architetto Biagio Rossetti, cambiò radicalmente l’aspetto della città. Ad Ercole successe il figlio Alfonso I che ebbe al suo fianco, in prime nozze, Anna Sforza e, in seconde, Lucrezia Borgia. Il ducato ottenne con Alfonso I un innegabile sviluppo grazie sia ad una politica dinamica che lo vide impegnato, tra l’altro, nelle guerre contro Venezia (1505) e negli scontri contro l’esercito papale di Giulio II, sia ad una crescita artistica e culturale la cui massima espressione si rintraccia nell’incremento delle collezioni estensi con oggetti d’arte conservati, poi, nei famosi Camerini Dorati che Alfonso stesso fece costruire sopra la via Coperta.
 

Ferrara, Castello Estense

Ferrara, Castello Estense

 

Casa Romei, via Savonarola

In questo edificio, facente allora parte del Corpus Domini, Lucrezia si ritirava sovente per periodi di preghiera e meditazione

Casa Romei fu costruita dal mercante Giovanni Romei circa alla metà del XV secolo e fu ingrandita e abbellita in occasione delle sue nozze con Polissena d'Este. Il cortile dai modi tardogotici e le decorazioni fiorite, la Sala delle Sibille e dei Profeti, i soffitti lignei e le volte affrescate e l’"Alcova"; costituiscono un corpus artistico unico a Ferrara. Posteriori le grottesche che ornano le Sale al primo piano (XVI secolo), quando la casa faceva parte del complesso conventuale del Corpus Domini.

 

Chiesa di San Giorgio, piazzale San Giorgio

Sulla tomba di San Maurelio si trovano tre preziose placchette d’argento: una rappresenta Lucrezia che presenta i figli al Santo ed è l’unico ritratto sicuro della celebre principessa.

Si tratta del tempio di origini più antiche di tutta la città. Già nel VII secolo d.C. svolgeva la funzione di cattedrale, che le sarebbe stata tolta solo nel XII secolo. Il marchese Nicolò III d'Este la affidò ai monaci Olivetani, presenti ancora oggi, e nel XV secolo l'intero complesso fu rimaneggiato per adattarlo alle esigenze conventuali.

 

Ferrara, Chiesa di San Giorgio

 

Monastero del Corpus Domini, via Pergolato/Campofranco

Vi si trova la tomba di Lucrezia.

Il monastero si trova nella città antica, al centro di un dedalo di viuzze, in una zona, nel medioevo, fra le più eleganti di Ferrara, a pochi passi dalla via di San Francesco e dal palazzo che gli Estensi possedevano su quella strada. Fondato nel 1406 e approvato nella regola di Santa Chiara nel 1431, il monastero deve la sua fama alla figura di Santa Caterina Vegri, damigella di nobili origini che abbandonò i lussi della corte, presso la quale viveva, per ritirarsi in vita religiosa. Mistica e scrittrice, ella visse qui fino al 1456 e fu dichiarata Santa nel 1712, in virtù di un miracolo legato alla cottura di pagnottelle. La facciata in cotto, è rivolta su via Campofranco e conserva gli elementi decorativi originali, come il portale gotico sormontato da un piccolo rosone. All’interno si trovano la chiesetta pubblica e la sala del Coro dove sono sepolti personaggi famosi della famiglia d'Este: Ercole II, Eleonora d'Aragona, Alfonso I e la sua seconda moglie, la celebre Lucrezia Borgia, Alfonso II, ultimo duca. Inoltre Eleonora, figlia di Alfonso I, e Lucrezia, figlia di Ercole II, monache in questo luogo. In fondo al coro, sotto una piccola lapide, sono stati raccolti i resti di molti altri Estensi, provenienti dalla scomparsa chiesa di Santa Maria degli Angeli.

Ferrara, Monastero del Corpus Domini

Ferrara, Monastero del Corpus Domini

 

Palazzo Schifanoia, via Scandiana 23

Il ritratto di Lucrezia è presente nel medagliere.

Schifanoia fu costruito, a partire dalla fine del Trecento, in una zona ricca di verde presso l'antico corso del fiume Po, per volere di Alberto V d'Este. Il nome del palazzo deriva dal motto schivar la noia e si riferisce alla funzione di svago e ricreazione dell'edificio, in quanto "delizia" estense. Attualmente il palazzo appare come un lungo edificio suddiviso in due ali: ad ovest l’ala trecentesca ad un unico piano, ad est quella del Quattrocento a due piani che costituisce l’ampliamento promosso dal Duca Borso negli anni 1465-1467. La facciata, un tempo coronata di merli e affrescata a finti marmi policromi, è caratterizzata da un elegante portale marmoreo disegnato da Francesco del Cossa.

 

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Ultimo aggiornamento 24/07/2023
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