Il liscio è molto più di un semplice ballo: è il cuore pulsante della Romagna, un fenomeno che ha attraversato generazioni e che continua a far scatenare i romagnoli in ogni angolo della regione. Conosciuto per essere la musica popolare tipica di questa terra, il liscio è anche una vera e propria tradizione che ha contribuito a definire l'identità culturale della Romagna.
Le radici del liscio affondano nel XIX secolo, quando la musica di corte e i balli della borghesia ottocentesca si mescolarono con le tradizioni locali. In quegli anni, i balli più in voga in Italia erano il valzer, la polka e la mazurca, apprezzati dalla classe borghese per il loro fascino elegante e raffinato. La Romagna, però, ha saputo adattare questi stili, infondendo nella musica elementi tipici del suo folklore.
Fu proprio alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento che il liscio prese forma. Il termine "liscio" deriva dalla caratteristica dei ballerini di scivolare "lisci" sul pavimento, muovendosi con grazia e fluidità, creando un movimento armonioso che ha fatto scuola in tutta Italia.
Dal punto di vista musicale, il liscio si distingue per l'uso di strumenti che sono ormai simbolo di questa tradizione. Il clarinetto in do e il sassofono mi bemolle sono gli strumenti principali, ma a questi si aggiungono basso, chitarra e batteria, che danno al liscio il suo caratteristico sound vibrante e coinvolgente.
Nel corso degli anni, le formazioni strumentali si sono arricchite della presenza del cantante, la cui voce diventa un elemento fondamentale per animare le "balere", le piste da ballo che hanno fatto la storia del liscio. È proprio grazie al cantante che il liscio riesce a creare quell’atmosfera festosa e coinvolgente che ancora oggi è sinonimo di divertimento e convivialità in Romagna.
Due figure fondamentali hanno segnato la storia del liscio e sono ancora oggi considerati leggende di questo genere musicale.
Carlo Brighi, conosciuto come Zaclen, è spesso citato come il "padre fondatore" del liscio. La sua influenza nel plasmare questo stile musicale è stata determinante e ancora oggi la sua musica viene ricordata con affetto. Accanto a lui, il nome di Secondo Casadei è indissolubilmente legato al liscio. Conosciuto come lo "Strauss della Romagna", Casadei ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del liscio a livello nazionale e internazionale, grazie anche a brani leggendari come "Romagna mia", che è diventata una vera e propria "inno" della Romagna.
Nel 1928, Secondo Casadei introdusse una delle principali innovazioni nel suono del liscio, inserendo sax, batteria e cantante nell’organico dell'orchestra. Questo cambiamento distinse l’orchestra di Casadei da quella di Zaclen, che era caratterizzata da una formazione più classica, senza l’apporto di questi nuovi strumenti.
Nonostante il liscio sia originario della Romagna, il suo fascino ha varcato i confini regionali. Negli anni '50, infatti, il liscio emiliano, conosciuto come Filuzzi, si diffonde a Bologna e nelle zone circostanti. Questa variante si differenziava dal liscio romagnolo principalmente per l'uso dell'organetto, che conferiva al ritmo un timbro particolare.
Oggi, il liscio continua a essere una parte fondamentale della vita culturale della Romagna. La famiglia Casadei, con Riccarda e Raoul Casadei, è ancora oggi un punto di riferimento per la musica folk tradizionale della regione. Entrambi contribuiscono attivamente alla diffusione del liscio attraverso eventi come la Notte del Liscio, una rassegna che ogni estate anima la Riviera romagnola con concerti dal vivo e balli popolari.
Il liscio è una tradizione che, pur evolvendosi, rimane saldamente legata alla storia e alla cultura della Romagna. Un ballo, una musica, un simbolo che continua a scaldare i cuori dei romagnoli e non solo, portando con sé la bellezza e l’energia di una terra che non smette mai di ballare.