Nature
E’ indubbiamente la grotta più nota e "celebrata" del Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola soprattutto per la presenza di testimonianze archeologiche che attestano una frequentazione dell'uomo protratta per diversi millenni. La grotta è raggiungibile per uno stretto, ed in alcuni punti ripido, sentiero panoramico, che si inerpica sul fianco della parete gessosa, ed è collegato alla viabilità interna del cantiere minerario. Durante la salita, poco prima di giungere all'ingresso della grotta, si nota l'imbocco di una galleria di cava, tra le tante scavate negli anni '60 e '70. All'interno di Monte Tondo esiste, infatti, un reticolo di gallerie artificiali lungo oltre 20 chilometri.
Dall'atrio di accesso della grotta, suggestivo per la presenza di numerose nicchie artificiali, "sedili" e veri e propri abbeveratoi scavati nella roccia, la vista sulla valle e sulla sottostante stretta di Borgo Rivola è splendida.
La grotta, lunga complessivamente oltre quattro chilometri, è facilmente percorribile, con abiti normali, per un tratto di una sessantina di metri fino alla Sala Gotica; più oltre, invece, può essere visitata solo con attrezzatura speleologica, ma è comunque sempre necessario il permesso della ditta proprietaria della cava. I rami inferiori della grotta, sono molto impegnativi per la presenza di pozzi e strettoie e possono essere percorsi soltanto da speleologi dotati di adeguata attrezzatura.
Nell’antichità la grotta rappresentò uno dei luoghi di culto più importanti della regione, come testimoniano alcuni reperti in essa rinvenuti. Un’affascinante leggenda, legata a questa grotta, narra che Re Tiberio (Imperatore Romano) si sia nascosto per lungo tempo all’interno della grotta per evitare l’avverarsi di una profezia che lo voleva morto a causa di un fulmine. Stanco del lungo isolamento, in una giornata serena uscì all’aperto, ma il tempo cambiò repentinamente e Tiberio morì colpito da un fulmine, così come gli era stato predetto. Questa leggenda popolare si è molto diffusa in Romagna e rappresenta l’ineluttabilità del fato.