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Viaggio...nell'altra Forlimpopoli

Alla scoperta della patria di Pellegrino Artusi

Culture

Forlimpopoli, si sa, è la patria di Pellegrino Artusi (e ospita, come tale, Casa Artusi, ovvero il primo centro culturale italiano dedicato alla cucina domestica) e la sede di feste popolari di grande richiamo come la Segavecchia (che si festeggia a metà marzo come rito di passaggio alla primavera) e le Feste Artusiane di fine giugno.

A Forlimpopoli si trova poi una delle Rocche trecentesche meglio conservate di tutta la Romagna, ovvero la Rocca Albornoziana, che – oltre agli Ordelaffi e agli Zampeschi – ha ospitato nel Rinascimento donne celebri come Barbara Manfredi e Caterina Sforza, ed oggi funge da suggestiva sede del Museo Archeologico “T. Aldini” e del teatro “G. Verdi”.

Forlimpopoli, Rocca
Forlimpopoli, Rocca

 

Ma a Forlimpopoli ci sono tanti altri luoghi meno noti, e molto diversi tra loro, che meritano assolutamente una visita come:

 

  • La Basilica di San Rufillo,in centro storico, il cui primo impianto è databile fra il VI e il IX secolo d.C., ma i cui tesori più significativi risalgono al Cinquecento. Al suo interno si conservano due dipinti di Luca Longhi e di Francesco Menzocchi mentre all’esterno si possono ammirare i due straordinari sepolcri in pietra d’Istria di Brunoro I e Brunoro II Zampeschi
     
  • La Collezione privata (ma aperta al pubblico) delle Moto Guzzi di Elio Brunelli, nei pressi della stazione ferroviaria, che conta oltre 50 moto storiche Guzzi, più una sezione dedicata alla Lambretta e alla Ducati
     
  • La palazzina razionalista dell’Acquedotto dello Spinadello, nella frazione di Selbagnone, che introduce all’Oasi Naturalistica dei meandri del fiume Ronco, un vero e proprio scrigno di biodiversità, in cui trovano ospitalità numerose specie di pesci, anfibi, uccelli (come il martin pescatore) e mammiferi (tra cui caprioli, istrici e tassi).

 

Prima di ripartire da Forlimpopoli, poi, perché non fermarsi a pranzo o a cena in uno dei suoi rinomati ristoranti, tra cui non si può non ricordare per la sua originalità quello ricavato nella Chiesa sconsacrata di San Nicola, retta da metà Seicento e per tutto il Settecento dalla Confraternita della Buona Morte insieme all’annesso ospedale.

Ultimo aggiornamento 04/10/2022
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