Leon Battista Alberti e Piero della Francesca

Piero della Francesca a Ferrara

Tra il 1440 e il 1449 Piero della Francesca soggiornò in diverse corti italiane, tra cui BolognaFerrara. Alla corte del marchese Leonello d’Este (1441-50), colto e raffinato fratellastro di Borso d’Este, Piero lavorò nel 1448-49 al Castello e nella chiesa di Sant’Andrea, realizzando affreschi che sfortunatamente sono andati perduti.

Il soggiorno a Ferrara è reso certo dall’influenza che l’arte di Piero esercitò sugli esordi della pittura del Rinascimento a Ferrara.

Giorgio Vasari afferma che Piero della Francesca dipinse “nel palazzo molte camere che furono poi rovinate dal duca Ercole il vecchio per ridurre il palazzo alla moderna” e “una cappella” in Sant’Agostino – in realtà nella chiesa di Sant’Andrea, appartenente agli agostiniani – che già ai suoi tempi era “dall’umidità mal condotta”.

Perché è così importante ricordare questa chiesa?

Durante la signoria degli Estensi la chiesa divenne uno dei luoghi di culto più importanti della città. Vi furono sepolti Biagio Rossetti, Alberto Schiatti, Giovan Battista Aleotti e Giuseppe Mazzuoli detto il Bastarolo. Parrocchiale sino al 1806, fu adibita a caserma in epoca napoleonica. Chiusa al culto nel 1866, fu completamente svuotata dei bellissimi quadri e arredi che il complesso aveva ricevuto nel tempo con varie donazioni.

Nella Pinacoteca Nazionale di Ferrara sono conservate diverse opere d'arte provenienti dalla chiesa di Sant'Andrea come gli affreschi con il Trionfo di Sant'Agostino e Santa Dorotea condotta al martirio (1378 ca.) attribuiti a Serafino de' Serafini; il cosiddetto polittico Costabili (1513 - 1525 ca.), dal nome del committente Antonio Costabili, realizzato da Benvenuto Tisi da Garofalo e Dosso Dossi. Sempre nella Pinacoteca è visibile l'affresco staccato con l'Antico e il Nuovo Testamento (1523) di Benvenuto Tisi da Garofalo proveniente dal refettorio del monastero.

Altre importanti testimonianze artistiche provenienti dalla chiesa sono state collocate presso il Museo di Casa Romei: una scultura raffigurante San Nicola da Tolentino attribuita ad Alfonso Lombardi, un San Michele Arcangelo di Andrea Ferreri, frammenti di affreschi del XIII secolo raffiguranti la Vergine Annunciata e l'Angelo Annunziante con un Santo e infine due affreschi di un anonimo pittore di scuola ferrarese degli inizi del XVI secolo raffiguranti San Giacomo della MarcaSant'Agostino.

Ferrara, Corso Martiri della Libertà


 

Leon Battista Alberti a Ferrara

I contatti tra Leon Battista Alberti e la città di Ferrara si devono a Leonello, principe e signore della città tra il 1441-50 che, allievo prediletto di Guarino Veronese, più di ogni altro si accostò con interesse alla cultura umanistica. A Leonello viene dedicato il trattatello albertiano del Theogenius e il De equo animantecosì come alla committenza del medesimo principe occorre ricondurre la gestazione del De re aedificatoriaE’ indubbio inoltre il coinvolgimento di Alberti in qualità di arbitro nella gara indetta dal Collegio dei Savi nel 1443, per il bozzetto della statua equestre di Niccolò III (a questo episodio fa riferimento l’opuscolo De equo animante). La scelta poi ricadrà sui fiorentini Niccolò Baroncelli (esegue il cavallo con basamento marmoreo ad arco) e Antonio di Cristoforo per l’effigie bronzea del cavaliere. Secondo studiosi (come ad esempio Rosenberg) sarebbe da prendere in considerazione anche l’ipotesi di un possibile disegno dell’arco da parte di Matteo de’ Pasti, scultore-miniatore attivo a Rimini al seguito di Alberti e in contatto con gli Este a partire dal 1444 per la decorazione di un messale (oggi perduto). Egli, infatti, compie ben tre viaggi a Ferrara nel 1446 e in tale occasione avrebbe potuto partecipare alla realizzazione del monumento.

Il singolare monumento bronzeo poggiante sull’arco chiamato Arco del Cavallo venne innalzato nel 1451 (epigrafe sul capitello che attesta questa datazione). Tali sculture, insieme a quella di Borso, furono distrutte dalla furia delle armate di Napoleone alla fine del Settecento (1796) e sono il frutto di un rifacimento novecentesco.

L’altra opera, legata alla figura di Leon Battista Alberti, è il campanile del Duomo di Ferrara costruito a partire dal 1412 e terminato a più riprese tra il 1451 e il 1487 (anno della sua ultimazione). In particolare, nel primo ordine, le recenti indagini di Francesco Ceccarelli, non solo riconsiderano l’attribuzione albertiana del campanile ferrarese (gli stessi marmi vennero utilizzati anche per il Tempio Malatestiano), ma data l’anticipata cronologia (1454 circa) ne suggeriscono il ruolo di vero e proprio prototipo.

Ferrara, Piazza Trento e Trieste


 

Piero della Francesca a Rimini

Chiamato a Rimini nel 1451 da Sigismondo Pandolfo Malatesta, la presenza di Piero della Francesca si estende su tutta la Valmarecchia, nei dintorni di Rimini, valle che offre l’opportunità di prendere visione dei paesaggi che ispirarono l’artista, creduti fino al 2007 paesaggi immaginari. Si tratta dei Balconi del Montefeltro, progetto ideato dal GAL Montefeltro SviluppoRegione Emilia-Romagna e coordinato dall’ architetto paesaggista Carlo Leonardi.

Ma andiamo con ordine… 

All’interno del Tempio Malatestiano a Rimini è presente il dipinto murale di Piero della Francesca databile al 1451 (l’indicazione è ora leggibile solo in modo parziale) raffigurante Sigismondo Malatesta inginocchiato davanti a san Sigismondo. L’affresco venne realizzato su una parete della cella delle Reliquie (ex sagrestia) in un’area seminascosta e poco accessibile al pubblico; scelta che è in linea con la “pulizia” e l’ordine promossa da Leon Battista Alberti all’interno del tempio, il quale preferì il rilievo scultoreo (bicromia dei colori) rispetto a dipinti su parete o tavola.

L’opera, ricca di dettagli in linea con la rinascita del tempo (incluse le influenze fiamminghe), riveste una duplice importanza, sia per Rimini che per Piero.

Per Rimini si tratta della prima opera pittorica pienamente rinascimentale, in un contesto dove permeava ancora l’esaltazione dello stile gotico, e il momento più alto del Rinascimento di matrice centroitaliana. Per Piero, invece, si tratta dell’unica opera datata nel territorio emiliano-romagnolo e dunque l’attestazione di un periodo legato alla corte dei Malatesta (alcune ipotesi affermano il lavoro di Piero presso la corte, non solo di Rimini, ma anche di Cesena dove avrebbe prodotto La Flagellazione, ora conservata a Urbino, e il San Gerolamo, ora a Berlino).

Analizziamo l’opera da vicino...

Il santo in trono ha lo stesso nome dell’imperatore che, nel suo viaggio di ritorno da Roma nel 1433, conferì a Sigismondo il titolo di cavaliere. La commissione a Piero è dunque un omaggio all’imperatore, oltre che ad essere un gesto spirituale rivolto al suo santo omonimo. Allo stesso tempo è un modo aulico e formale di offrire ai posteri la propria commemorazione di signore di Rimini. L’affresco è legato a rigide imposizioni formali volute dal suo committente e dalla struttura che lo ospita, per questo si è parlato dell’opera come “irrealtà araldica” dovuta alla presenza di antichi stemmi (dei Malatesta) e di personaggi caratterizzati da una rigidità formale “troppo classica”.

Grazie a Montefeltro Art Views, invece, è possibile riscoprire i paesaggi nascosti tra le colline del Montefeltro che ispirarono il pittore rinascimentale, nel suo lungo e lento peregrinare tra Marche, Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna. E’ proprio questa la tesi di alcuni studiosi che hanno identificato i paesaggi che ispirarono Piero della Francesca.

Di seguito un elenco dei Balconi in Romagna

  1. Montecopiolo - Monte Palazzolo: Piero Della Francesca, La Natività
  2. Montecopiolo - Località Pugliano: Piero Della Francesca, La Resurrezione
  3. Sant'Agata Feltria - Località Petrella Guidi: Piero Della Francesca, Il Battesimo di Cristo
  4. San Leo: Piero Della Francesca, San Girolamo e un Devoto
  5. Poggio Torriana - Località Montebello: Piero Della Francesca, Ritratto di Battista Sforza

Rimini, Tempio Malatestiano

Rimini, Tempio Malatestiano


 

Leon Battista Alberti a Rimini

“Sapevo che a Rimini c’è un preziosissimo tempio dedicato a una principessa di nome Isotta”.

Ed è proprio così…

Amante di Sigismondo, dopo la morte per strangolamento della moglie Polissena Sforza, dopo qualche anno si sposarono e Isotta assunse il ruolo di consigliere politico del marito. Gli fu accanto fino alla morte precoce dopo la scomunica papale e la pubblica accusa di “rapina, incendio, carneficina, ratto, violenza carnale, adulterio, incesto, parricidio, sacrilegio, fellonia e eresia”.  

Dell’amore dei due, il Tempio Malatestiano ne è il simbolo per eccellenza.

Nel 1450, all’apice della propria parabola, Sigismondo, signore di Rimini e Fano dal 1432, chiama a Rimini il giovane Leon Battista Alberti a studiare un rifacimento di intonazione classica per la chiesa di San Francesco, una basilica gotica a navata unica e cappelle laterali.

Il progetto di Alberti è geniale: incapsulare la chiesa in un rivestimento marmoreo che prenda ispirazione dagli edifici classici di epoca romana presenti in città.

La facciata trionfale del tempio si ispira all’Arco di Augusto (27 a.c), mentre il fianco, con la successione di profonde arcate, all’acquedotto romano e al Ponte di Tiberio (14-21 d.c).

Il monumento si sarebbe dovuto concludere con l’inserimento di una grande cupola ripresa dal tempio per eccellenza, il Pantheon.

Una medaglia di Matteo de’ Pasti (1452-53 circa), collaboratore di Alberti a Rimini ci mostra il progetto completo con la prevista cupola. Tale reperto si conserva al Museo della Città di Rimini.

Secondo Sigismondo, il tempio sarebbe dovuto diventare un’ammirevole opera d’arte del più alto stile rinascimentale. Solo la sua morte, avvenuta il 9 ottobre 1468, interruppe questo piano ”perfetto”.

La provvidenza non volle la conclusione di un’opera fatta per celebrare l’amore di una donna, i cui bassorilievi, di ispirazione pagana, dovevano scandalizzare i fedeli e la Chiesa stessa.

Tra queste decorazioni pagane, che ricordano un po’ l’Ara Pacis a Roma, ritroviamo ad esempio le iniziali intrecciate dei due amanti e i loro emblemi, ghirlande di fiori e frutta alle pareti, Venere, Diana e le divinità olimpiche unite ad amorini che richiamano degli angeli. Si ha quasi la sensazione di un sacrilegio, anche se la visione d’insieme è di rara bellezza.

Rimini, Tempio Malatestiano - Notturno


 

Alcune delle celebri citazioni in merito al Tempio Malatestiano

“….e in questo impareggiabile tempio Isotta è immortale, non per ciò che fece il suo dolore, ma per ciò che generò il suo piacere”.

Giulio Cesare e Sigismondo Pandolfo Malatesta vivono ancora a Rimini, l’uno grazie all’Arco trionfale, l’altro al suo tempio, mentre i vivi lavorano con affanno soltanto per la morte”.

L’esterno della chiesa è interamente dell’Alberti. Né a San Francesco né a Malatesta è concesso disturbare la sua solenne e armoniosa bellezza. La facciata è un arco trionfale, una versione più nobile di quell’arco di Augusto che scavalca la strada all’altro capo di Rimini…” A. Huxley, 1925.

 



Curiosità sul signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta

Castel Sismondo a Rimini

Sigismondo ne iniziò la costruzione il 20 marzo del 1437, penultimo mercoledì di quaresima, alle ore 18.48: giorno, ora e minuto probabilmente erano fissati da un oroscopo predisposto con cura dagli astrologi di corte. Ne proclamò la conclusione "ufficiale" nel 1446, un anno per lui particolarmente fortunato: ma in realtà vi si lavorava ancora nel 1454.

Il castello fu concepito come palazzo e fortezza insieme, come degna sede per la corte e per la guarnigione e come segno di potere e di supremazia sulla città.

Come architetto dell’opera fu celebrato dagli scrittori di corte lo stesso Sigismondo, che infatti se ne attribuisce la paternità nelle grandi epigrafi marmoree murate nell’edificio. Se per architetto intendiamo l’ispiratore, l’ideatore, il coordinatore, cioè un committente con esigenze e idee ben precise, allora possiamo accettare questa "attribuzione". In ogni caso egli si è servito dell’opera di diversi professionisti e specialisti; abbiamo notizia di un'importante consulenza eseguita a lavori da poco iniziati da Filippo Brunelleschi, che nel 1438 fu a Rimini per un paio di mesi e compì tutta una serie di sopralluoghi alle principali fortezze malatestiane in Romagna e nelle Marche.

La costruzione conserva un notevole fascino, con le sue grosse torri quadrate e le poderose muraglie a scarpa, che per la loro inclinazione e grandiosità possono essere paragonabili a piramidi.

L’ingresso verso la città, che era un terrapieno e costituito da un doppio rivellino con ponti levatoi, è ornato da uno stemma costituito dal classico scudo con bande a scacchi, sormontato da un cimiero a testa d’elefante crestato e affiancato da una rosa quadripetala: si tratta di un rilievo d’ispirazione pisanelliana, di buona qualità, scolpito da un artista probabilmente veneto, come dimostrano le cadenze goticheggianti della figurazione.

A sinistra e a destra dello stemma è scritto "Sigismondo Pandolfo" in caratteri gotici minuscoli, alti e pittoreschi.

Fra lo stemma ed il portale marmoreo è murata una delle epigrafi dedicatorie del castello, con un solenne testo latino scolpito in caratteri lapidari (uno dei primi esempi di "rinascita" dei caratteri classici).

Per Sigismondo il castello doveva rappresentare visivamente la fortezza del potere, secondo un concetto ancora del tutto medievale, realizzato necessariamente in forme tradizionali, come dimostrava la mutevole prospettiva delle torri, la compattezza delle cortine merlate, l’uso costante di archi acuti e di inserti lapidei e ceramici, lo sfarzo delle dorature e degli intonaci colorati in verde e rosso (i colori araldici malatestiani) documentati dagli scrittori.

In questo suo amatissimo castello Sigismondo morì il 7 ottobre del 1468.

Rimini, Tempio Malatestiano, Sigismondo Pandolfo Malatesta ritratto da Piero della Francesca

Rimini, Tempio Malatestiano - Sigismondo Pandolfo Malatesta ritratto da Piero della Francesca

Ora il complesso di Castel Sismondo, Rocca Malatestiana, si articola in quattro parti comunicanti tra loro: il Palazzo di Isotta, su tre piani; il corpo centrale dei servizi, su due piani; il cortile grande, di notevole superficie; e il Maschio, che è la parte centrale e più suggestiva dell'intero complesso, con due piani collegati tra loro da uno scalone elicoidale posto nella Torre maggiore. Complessivamente, tra parti coperte e cortili, la Rocca ha una superficie di oltre 3.300 mq. Questa struttura così complessa ha subito un accurato restauro grazie all'intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini con lo scopo di fare di Castel Sismondo un luogo visitabile sotto il profilo monumentale e in grado di ospitare iniziative in campo culturale e artistico. Nel 2017 sono iniziati i lavori per la realizzazione della Corte a mare, compreso il recupero del perimetro dell’antico fossato e della cinta muraria con il collegamento della scala con la nuova Piazza Arena Francesca da Rimini

Anche Piazza Malatesta, che si affaccia sul castello, è stata posta sotto intervento. Un progetto complesso che porta a dialogare la Rimini romana con quella rinascimentale in un percorso che va dal nuovo Teatro Galli, passando per le vestigia medioevali fino alla nuova piazza pedonale sul ponte Tiberio. La 'nuova' Piazza Malatesta interessa un’area di oltre 11.000 mq, e dopo diversi interventi fra loro coordinati, nel 2021 è diventata la Piazza dei Sogni dell'innovativo Fellini Museum, il Museo Internazionale dedicato a Federico Fellini, che a Rimini ha avuto i natali nel 1920. Un percorso di installazioni felliniane dallo straordinario valore architettonico e simbolico, che fa non solo da tessuto connettivo ma da creativo 'fil rouge' tra il Cinema Fulgor, il leggendario cinema immortalato in Amarcord, e la Rocca, che oggi contiene l’allestimento di veri e propri set felliniani, attraverso la ricostruzione di materiali scenici e l’utilizzo delle più avanzate tecnologie digitali e contenuti multimediali. La disposizione progettuale della nuova Piazza Malatesta intende esaltare la monumentalità del Castello e allo stesso tempo riconsegnare la scena al Teatro Galli, che diventa l’elemento ordinatore dello spazio e delle relazioni urbane che da Piazza Cavour e dalle altre vie conducono alla Rocca.

Il Fellini Museum è stato inaugurato il 19 agosto 2021

Rimini, Museo Fellini

Ultimo aggiornamento 24/07/2023
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