Itinerario: Montegrimano (0 km), San Marino (20 km), Torriana (29 km), San Giovanni in Galilea (41 km), Roncofreddo (57 km), Longiano (66 km), Gatteo (79 km), Cesenatico (96 km), Lido delle Nazioni (173 km), Porto Garibaldi (184 km), Comacchio (191 km), Mandriole (240 km), Ravenna (265 km), Classe (272 km), Forlì (302 km), Terra del Sole (314 km), Dovadola (336 km), Modigliana (352 km), Marradi (386 km), Palazzuolo sul Senio (398 km), Coniale (418 km), Sasso San Zenobi (436 km), Passo della Raticosa (441 km), Filigare (446 km)
Durata: 72 ore
Lunghezza totale: km 546
Difficoltà: facile
Quando partire: da aprile a ottobre
Moto: tutte
Siamo nelle vicinanze di Montegrimano, sulla linea di confine tra Romagna e Marche, e fu qui che, il 30 luglio 1849, Garibaldi decise, al termine dello scontro, di proseguire verso San Marino, dove sciolse la legione che dalle porte di Roma l’aveva seguito col miraggio di giungere a Venezia per continuare a difendere, con la Repubblica, l’idea stessa di Libertà. Raggiunta San Marino è nella notte del 31 luglio che in gran segreto prende avvio la fuga, scendendo verso Verucchio e poi il fiume Marecchia. Noi, dopo aver attraversato Borgo Maggiore ed esser scesi verso Acquaviva, aggireremo l’impossibilità del guado di Madonna di Saiano attraversando il fiume da Ponte Verucchio per poi, risaliti verso Torriana, ridiscendere verso l’Uso e da Masrola raggiungere San Giovanni in Galilea.
Il nostro viaggio prosegue ora in direzione di Sogliano per poi, scendendo verso il corso del Rubicone lungo una serie di tornanti, risalire in direzione di Roncofreddo e proseguire fino a Longiano. Raccolti nelle biografie postume di questa fuga rocambolesca rimangono molti racconti d’azione e di affetto ma anche tracce ancora tangibili come i cippi che ne ricordano lo storico passaggio come a Musano, Gatteo e infine Cesenatico, dove all’alba del 2 agosto l’Eroe dei due mondi si imbarcò su 13 bragozzi, sequestrati per il bisogno, per tentare di raggiungere Venezia via mare. La fortuna non arrise agli audaci e la fuga si interruppe all’altezza di Punta di Goro quando il brigantino austriaco “Oreste” intercettò la navigazione dei 13 bragozzi catturandone otto.
E’ sulla nazionale che ora, via terra, raggiungiamo la località che oggi è chiamata Lido delle Nazioni, a qualche km da Porto Garibaldi che al tempo portava ancora il nome di Magnavacca. A Lido delle Nazioni, ancora esistente, si trova il Capanno Cavalieri dove Garibaldi, Anita, e l’aiutante da Campo “Leggero” trovarono il primo rifugio dopo lo spiaggiamento della propria imbarcazione. Fortunosamente da Comacchio giunsero ben presto gli aiuti e fu proprio il patriota Nino (Gioacchino) Bonnet che iniziò a organizzare la fuga nei particolari, dando così avvio a quella che sarà raccontata dalla storia come la “Trafila garibaldina”. Dopo aver toccato Porto Garibaldi e proseguendo verso Comacchio è seguendo la strada d’argine Agosta che, superato il canale a bordo di un traghettino, arriviamo al corso del Reno all’altezza di Sant’Alberto. Poco oltre la Fattoria Giuccioli, in località Mandriole, dove tra il bosco, a qualche centinaio di metri dalla fattoria, una stele si innalza a ricordo della prima sepoltura di Anita, che qui era spirata nella notte del 4 agosto.
Superata Casalborsetti la strada prosegue ora sulla provinciale per incontrare, all’altezza del moderno porto industriale di Ravenna, il Capanno del Pontaccio che ancora si affaccia sulla laguna di Piallassa Baiona, un altro dei luoghi topici della fuga verso Ravenna prima e Forlì poi. E’ con un viaggio tribolato che Garibaldi e “Leggero” vi giunsero nella notte tra il 14 e il 15 agosto guidati dai propri angeli custodi. Siamo davanti al cimitero monumentale alla periferia della città, proprio come i protagonisti della nostra storia. Dovremo attraversare la città per trovarci, qualche km più a ovest, a Terra del Sole che insieme a Revere tracciava il confine tra Stato Pontificio e Granducato di Toscana.
Da Terra del Sole a Castrocaro, prosegue così anche il nostro viaggio tra le prime cime appenniniche che, con la dolcezza delle loro curve e tornanti, ci fanno gustare appieno il piacere della guida in moto. E’ poco dopo Dovadola che deviamo verso il Passo del Monte Trebbio e Modigliana. Fu qui che avvenne l’incontro con Don Giovanni Verità, il prete patriota che guidò Garibaldi, lungo percorsi secondari tra boschi e campi, nel cuore dell’Appennino fino al confine con la Toscana. Ed è su questa traccia che, di valle in valle, prosegue ora il nostro percorso. Marradi, Popolano, per poi giungere, superato Passo Carnevale, fino a Palazzuolo sul Senio e poi, superato il Valico del Paretaio, fino a Coniale, per proseguire toccando Sasso di San Zenobi fino al Passo della Raticosa e a Filigare. Ed è qui che, sull’antico confine tra Stato della Chiesa e Granducato di Toscana, termina la “Trafila” romagnola, e con essa il nostro viaggio seguendo le tracce di Garibaldi.