Romagna “da bere” ai pranzi delle feste
Ecco tutti i consigli per brindare con i nettari del nostro territorio
Gli aperitivi sono stati decisi, cappelletti e tortellini sono già in freezer, al bollito ci pensa il macellaio, quanto ai dolci, come al solito, abbonderanno. Ma il vino?
Ai pranzi delle feste spesso ci si affida alle bottiglie portate dagli invitati. E si spera poi che il vino scelto si abbini perfettamente al piatto. Per non commettere errori al pranzo di Natale, ecco qualche consiglio di abbinamento con i “nettari” dellaRomagna, tutti rigorosamente Doc (Denominazione di Origine Controllata), Docg (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) e Igt (Indicazione Geografica Tipica).
L’antipasto
Si sa, ogni festa che si rispetti comincia con un bel brindisi. All’avvio del pranzo ci vuole perciò una bella bollicina per esaltare l’antipasto, la classica degustazione di profumati salumi e buoni formaggi tipici Dop e Igp del territorio. Un asso nella manica per esaltare gli antipasti è il Pagadebit Doc, una delle etichette Doc più amate. E’ un vino bianco, fresco, secco o frizzante, con un sentore erbaceo di fiori di campo. Il nome deriva dal passato, quando i mezzadri vignaioli riuscivano a pagare i propri debiti con questa uva, che ogni anno aveva rese sempre ottime. Area di produzione: Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini.
Il primo piatto in brodo
Un sontuoso vino bianco fermo, come un Romagna Albana Docg è la scelta sicura quando si serve un fumante piatto di cappelletti o tortellini in brodo. I vini sono le due Docg dell’Emilia-Romagna. Il Romagna Albana Docg, colore giallo dorato, sapore floreale e fruttato, è stato il primo vino bianco in Italia a ottenere il titolo Docg nel 1987. Duemila anni portati benissimo: i Romani dicevano che il colore della sua uva fosse quello dei capelli biondissimi di Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, e che andasse servito in coppe d’oro. E’ un vino speciale, corposo, assomiglia a un rosso, ma si presenta, appunto, con un colore chiaro.
Il secondo: il bollito
Il bollito è un grande classico della tradizione romagnola. È un secondo piatto preparato con vari tagli di carne bolliti, gallina e parti di bovino come testina, coda, muscolo, lingua. Il tutto accompagnato da verdure lessate e salse speciali. Un vino di nicchia da scoprire durante le feste è il Centesimino Igt, vitigno autoctono della prima collina faentina, di Oriolo dei Fichi (Ra). Coltivato fin dal 1600, era misteriosamente sparito. E’ stato ritrovato per caso, dopo la guerra, negli anni ’40: era nel giardino di un palazzo nobiliare del centro storico. Forse le spesse mura l’avevano protetto dall’epidemia di Filossera. Per i suoi aromi è stato chiamato anche Sauvignon rosso. Oggi è prodotto da un piccolo gruppo di vignaioli delle colline faentine.
Secondo: l’arrosto
Quando in tavola arriva l’arrosto, è ora di cambiare vino e provare un altro vitigno. E’ il momento dell’ingresso del Sangiovese Doc. Rosso rubino, profumo di viole, prugne e frutti di bosco, è uno dei vini italiani più amati del mondo. Un simbolo della Romagna, vino elegante in tutte le sue versioni. Un vitigno di grande pregio. E’ il componente maggiore di tanti Supertuscan: dal Chianti al Brunello di Montalcino. A tavola è un successo sicuro, perché valorizza ogni piatto. Per scegliere la versione, bisogna vedere di quali carni si parla. Per arrosti accompagnati da verdure e patate al forno, si può optare per un Sangiovese Superiore. Per le carni più elaborate, per intingoli e stufati, bisogna scegliere un Sangiovese più strutturato e corposo, come un Riserva. Chi è caccia di rarità sarà felice di stappare un Burson, Ravenna rosso Igt. E’ un rosso (con sentori di ciliegia, vaniglia, cioccolato) di nicchia, prodotto a Faenza e a Bagnacavallo. Vino sontuoso dal grando alcolico elevato (14°), da piatti importanti, si può misurare alla pari con i grandi rossi italiani.
I formaggi
Se dopo la parate di piatti, a fine pasto si materializza in tavola anche un vassoio di formaggi stagionati, un vino perfetto è il Tundè Igt, un Ravenna Rosso Igt. Nasce da un vitigno autoctono, coltivato in piccole quantità a Ravenna: l’Uva del Tunde. Rosso granato, profumi di ciliegia, amarene, note di vaniglia. Fu ottenuto fra gli anni ’30 e 50 dal vignaiolo Tondini (il Tundè). Si abbina a carni rosse, a formaggi stagionati e salumi.
Il dolce
Si può anche servire un altro grande Albana Docg, ma questa volta nella sua variante dolce o passita, così morbida e invitante che non si può fare a meno di intingere il panettone. Per chi ama i rossi amabili, c’è la Cagnina Doc, un rosso fermo, dolce, colore rubino.